
Il Figliol prodigo nell’arte – Piaceri sfrenati sulla tela0 (0)
26 de Outubro, 2017
La vita dissoluta del figliol prodigo, nella pittura tra Cinquecento e Seicento, è un immaginoso prologo di peccati rispetto all’episodio evangelico nel quale viene rappresentata la grazia effusa del perdono paterno. L’episodio, che è ben noto, ha per protagonisti un anziano e i due figli: uno virtuoso, che contribuisce alla conservazione e alla crescita della proprietà familiare, l’altro dissipatore – prodigo, appunto – che, lontano da casa, sperpera il denaro fino a cadere in rovina. Quando quest’ultimo, senza più risorse, è costretto a tornare al villaggio natio, è accolto dal padre con immensa felicità, che suscita stupore e dolore nel figlio morigerato.
Pieter Aertsen (1508 circa-1575), Il Figliol prodigo
Il comportamento del vecchio sembrerebbe frutto di un’ingiustizia senile, ma la parabola intende – come si diceva – rappresentare la discesa della Grazia, il perdono paterno dietro al quale si scorge la grandezza dell’amore di Dio, pronto ad accogliere chi si è smarrito e il peccatore inveterato che ritorna dal Padre. Tanta pittura, soprattutto fiamminga, immagina licenziosamente la vita del giovane dissoluto, entrando nei particolari erotici e sensuali, sicché i quadri che ne escono appaiono come celebrazione dei cinque sensi e dell’eros, in un’unione orgiastica. si compiace nella descrizione dell’antefatto peccaminoso, immaginando ciò che avvenne in città prima che il giovane fosse costretto a tornare sui propri passi.
Frans Francken il Giovane (1581-1642), Il Figliol prodigo
Frequentissimi, tra il XVI e il XVII secolo, furono i dipinti erotici che traevano pretesto dal mondo biblico. Situazioni nelle quali l’elemento erotico, per quanto in alcuni casi alluso, risultava motore principale della vicenda, come nelle storie di Susanna e dei vecchioni, di Giuditta ed Oloferne o di Salomè e del Battista, che, in assoluto, risultarono i segmenti narrativi di sacra derivazione più utilizzati per la produzione di un’ambigua pittura sensuale.
Jan Sanders van Hemessen, Il Figliol prodigo, 1536
Dirck van Baburen (1595 circa -1624), Concerto per il Figliol prodigo

Gerard van Honthorst (1592- 1656), Il figliol prodigo
Nel caso di Johannes Baeck (Utrecht 1600-1654/5 circa), un militare che s’era dato all’arte, il riferimento al Vangelo risulta ancor più pretestuoso, poiché Baeck abbandona addirittura la linea narrativa del libro per giungere a congetturare e a descrivere pittoricamente le azioni svolte dal giovane in città, con la ricostruzione di un gesto erotico evidentissimo:il giovane che stringe il seno nudo di una ragazza.
Johannes Baeck, Parabola del figliol prodigo
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Grande godimento, come dimostra il suo sguardo appagato e traverso, mentre le mani stringono quelli che appaiono come i massimi piaceri della vita: Venere e Bacco, il seno morbido di una prostituta, con aristocratica collana di perle, un’armilla romana al braccio – secondo il recupero della moda del mondo classico – e un sottile, elegante bicchiere di finissimo vino bianco.
Il titolo Il figliol prodigo in compagnia di donne dissolute, che appare per la prima volta in un inventario redatto a Presburgo nel 1781, potrebbe unire la parabola evangelica a un altro soggetto molto diffuso nella pittura secentesca, quello dei cinque sensi. I canali percettivi sono infatti elencati didascalicamente nel dipinto: il tatto (la mano che stringe il seno), il gusto (il bicchiere di vino), l’udito (la viola da gamba), la vista (la lettura dello spartito) e l’olfatto (il piatto di frutta).
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